Come gia ampiamente da noi anticipato, Darren Cahill è il nuovo coach di Roger Federer.
Mancava solo la conferma. E la conferma è arrivata proprio dall’agente e portavoce di Federer Tony Godsick.
Rimangono sconosciuti però i dettagli della collaborazione; le uniche cose che ci sono date sapere dall’entourage svizzero sono che è stato decisivo il periodo di prova durante questi ultimi 40 giorni dove Roger non ha partecipato a nessun torneo per curarsi dai vari acciacchi e allenarsi al meglio per il proseguo della stagione, e che tra i due c’è grande rispetto e stima. Non si sa quindi quali siano gli accordi: se c’è un contratto tra i 2 e per quanto tempo, e se sarà una collaborazione part o full time (cioè se Cahill seguirà Federer in tutti i tornei o solo in quelli principali).
La storia infatti tra il campione svizzero e i suoi allenatori è sempre stata abbastanza enigmatica; andiamo a ripercorrerla.
Premessa: Roger non rinuncia mai al suo gruppo storico di collaboratori; la fidanzata Mirka organizzatrice tuttofare, il sopracitato manager Godsick che ne cura gli interessi, il capitano di Davis della Svizzera Luthi e uno dei migliori preparatori fisici del mondo, nonché fonte principale dei successi del “gioiello” Federer, ovvero l’imprescindibile Pierre Paganini. Oltre a questi, per fare qualche palleggio sul campo, Roger si avvale di tennisti-amici che hanno convissuto gli anni della scuola-tennis con Roger e che crescendo si sono un po’ persi per il circuito. Tutte queste persone seguono il pluricampione svizzero sempre e comunque in tutti i suoi spostamenti in giro per il globo, a prescindere che Roger abbia o meno un coach ufficiale.
Tornando a noi vediamo ora quali sono stati e che ruolo hanno avuto gli ex-allenatori di Federer da quando il tennista elvetico è nei pro.
Il primo di tutti è stato Peter Carter, che ha lanciato Roger tra i pro dopo averlo seguito per tutta l’adolescenza, tragicamente scomparso in un incidente d’auto nel 2002.
Il primo coach invece di Roger professionista è stato un altro Peter, Lundgren che ha lavorato con Federer prima in coabitazione con Carter poi da solo fino alla fine del 2003, quando Roger era numero 2 del mondo e decise che era il momento di interrompere la loro collaborazione dopo aver vinto il primo slam Wimbledon e la prima Master Cup.
Curioso come poi Federer, senza ingaggiare nessun altro allenatore, sia diventato nei primi mesi del 2004 dopo aver vinto l’open di Australia, il numero uno del mondo. Roger neo numero uno continuerà la sua ascesa senza l’aiuto di nessun coach per tutto il 2004 vincendo di tutto (altri 2 slam e svariati tornei) consolidando sempre di più il suo primato in classifica. Nel 2005, Roger fa una piccola retromarcia e decide di collaborare con un grande del tennis del passato ed ingaggia part-time l’australiano Tony Roche che lo segue per i successivi 2 anni. Part-time significa che Roche ha seguito Federer solo nei tornei dello slam e nei master series. Collaborazione molto prolifica: dopo un 2004 da favola, Roger si ripete e, se possibile, fa ancora meglio nel 2005, nel 2006 (l’anno migliore dello svizzero) e si conferma nel 2007. In questo periodo Federer vince praticamente tutto, o quasi; il Roland Garros è regno di Rafa Nadal e per lo svizzero rimane un tabù. Roger decide, di comune accordo, di lasciare il non più giovane Roche e si affida questa volta a uno specialista del “rosso”, sempre part-time, Josè Higueras. Se con lui Roger doveva fare il salto di qualità sulla superficie a lui meno congeniale, ecco invece che iniziano i problemi. Non solo non migliora sulla terra battuta (anzi sembra peggiorare) ma inizia a scricchiolare e a calare anche sulle altre superfici. Federer perde anche il dominio sul cemento e sull’erba edi conseguenza anche il numero uno. Questo ovviamente non per colpa di Higueras (che però comunque ha fallito nel suo compito) ma per colpa di un mostro che si chiama Nadal, di qualche problemino fisico e di un comprensibile (ma difficile da accettare) calo dopo tanti logoranti anni al top. Il resto è storia recente, Higueras e Federer si separano lo scorso anno, e ora tocca appunto a Cahill.
Partendo dal fatto che c’è poco da insegnare a Federer (che è considerato da molti il più grande tennista di tutti i tempi) e lo ha dimostrato facendocela alla grande anche senza coach, ci sembra che oggi però Roger abbia bisogno di un allenatore che lo aiuti ad uscire da quest’ultimo periodo di appannamento.
Non ci resta ora che fare un augurio a Darren Cahill; che riesca a riconsegnarci il Roger Federer che noi tutti siamo stati abituati (e siamo stati abituati bene) a vedere…in bocca al lupo!
Mancava solo la conferma. E la conferma è arrivata proprio dall’agente e portavoce di Federer Tony Godsick.
Rimangono sconosciuti però i dettagli della collaborazione; le uniche cose che ci sono date sapere dall’entourage svizzero sono che è stato decisivo il periodo di prova durante questi ultimi 40 giorni dove Roger non ha partecipato a nessun torneo per curarsi dai vari acciacchi e allenarsi al meglio per il proseguo della stagione, e che tra i due c’è grande rispetto e stima. Non si sa quindi quali siano gli accordi: se c’è un contratto tra i 2 e per quanto tempo, e se sarà una collaborazione part o full time (cioè se Cahill seguirà Federer in tutti i tornei o solo in quelli principali).
La storia infatti tra il campione svizzero e i suoi allenatori è sempre stata abbastanza enigmatica; andiamo a ripercorrerla.
Premessa: Roger non rinuncia mai al suo gruppo storico di collaboratori; la fidanzata Mirka organizzatrice tuttofare, il sopracitato manager Godsick che ne cura gli interessi, il capitano di Davis della Svizzera Luthi e uno dei migliori preparatori fisici del mondo, nonché fonte principale dei successi del “gioiello” Federer, ovvero l’imprescindibile Pierre Paganini. Oltre a questi, per fare qualche palleggio sul campo, Roger si avvale di tennisti-amici che hanno convissuto gli anni della scuola-tennis con Roger e che crescendo si sono un po’ persi per il circuito. Tutte queste persone seguono il pluricampione svizzero sempre e comunque in tutti i suoi spostamenti in giro per il globo, a prescindere che Roger abbia o meno un coach ufficiale.
Tornando a noi vediamo ora quali sono stati e che ruolo hanno avuto gli ex-allenatori di Federer da quando il tennista elvetico è nei pro.
Il primo di tutti è stato Peter Carter, che ha lanciato Roger tra i pro dopo averlo seguito per tutta l’adolescenza, tragicamente scomparso in un incidente d’auto nel 2002.
Il primo coach invece di Roger professionista è stato un altro Peter, Lundgren che ha lavorato con Federer prima in coabitazione con Carter poi da solo fino alla fine del 2003, quando Roger era numero 2 del mondo e decise che era il momento di interrompere la loro collaborazione dopo aver vinto il primo slam Wimbledon e la prima Master Cup.
Curioso come poi Federer, senza ingaggiare nessun altro allenatore, sia diventato nei primi mesi del 2004 dopo aver vinto l’open di Australia, il numero uno del mondo. Roger neo numero uno continuerà la sua ascesa senza l’aiuto di nessun coach per tutto il 2004 vincendo di tutto (altri 2 slam e svariati tornei) consolidando sempre di più il suo primato in classifica. Nel 2005, Roger fa una piccola retromarcia e decide di collaborare con un grande del tennis del passato ed ingaggia part-time l’australiano Tony Roche che lo segue per i successivi 2 anni. Part-time significa che Roche ha seguito Federer solo nei tornei dello slam e nei master series. Collaborazione molto prolifica: dopo un 2004 da favola, Roger si ripete e, se possibile, fa ancora meglio nel 2005, nel 2006 (l’anno migliore dello svizzero) e si conferma nel 2007. In questo periodo Federer vince praticamente tutto, o quasi; il Roland Garros è regno di Rafa Nadal e per lo svizzero rimane un tabù. Roger decide, di comune accordo, di lasciare il non più giovane Roche e si affida questa volta a uno specialista del “rosso”, sempre part-time, Josè Higueras. Se con lui Roger doveva fare il salto di qualità sulla superficie a lui meno congeniale, ecco invece che iniziano i problemi. Non solo non migliora sulla terra battuta (anzi sembra peggiorare) ma inizia a scricchiolare e a calare anche sulle altre superfici. Federer perde anche il dominio sul cemento e sull’erba edi conseguenza anche il numero uno. Questo ovviamente non per colpa di Higueras (che però comunque ha fallito nel suo compito) ma per colpa di un mostro che si chiama Nadal, di qualche problemino fisico e di un comprensibile (ma difficile da accettare) calo dopo tanti logoranti anni al top. Il resto è storia recente, Higueras e Federer si separano lo scorso anno, e ora tocca appunto a Cahill.
Partendo dal fatto che c’è poco da insegnare a Federer (che è considerato da molti il più grande tennista di tutti i tempi) e lo ha dimostrato facendocela alla grande anche senza coach, ci sembra che oggi però Roger abbia bisogno di un allenatore che lo aiuti ad uscire da quest’ultimo periodo di appannamento.
Non ci resta ora che fare un augurio a Darren Cahill; che riesca a riconsegnarci il Roger Federer che noi tutti siamo stati abituati (e siamo stati abituati bene) a vedere…in bocca al lupo!
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