lunedì 30 marzo 2009

INTERVISTA A GIANLUCA POZZI

Simone (New Balls Please) e Gianluca con la maglia ufficiale del nostro Blog

Ecco per tutti i nostri lettori un’interessantissima ed inedita intervista ad uno dei più grandi tennisti Italiani:
Gianluca Pozzi.
Abbiamo incontrato Gianluca al “Garden Tennis Club” di Novate Milanese dove da 4 anni dirige assieme ad altri maestri la “T70 Tennis Academy”.
Allenandoci spesso al Garden abbiamo incontrato spesso Gianluca tra i vialetti e gli spogliatoi, così abbiamo approfittato della sua disponibilità e della sua competenza per realizzare questa interessante intervista.

Gianluca Pozzi nasce a Bari il 17 Giugno 1965.
Muove i primi passi assieme ai fratelli nel circolo locale e dimostra fin da subito un ottimo feeling con la racchetta così decide di dedicare anima e corpo al tennis.
I risultati non tardano ad arrivare e a 17 anni batte in semifinale all’internazionale juniores un certo Stefan Edberg, sempre nello stesso anno raggiunge la semifinale del prestigioso torneo Bonfiglio che si tiene a Milano.
A 19 anni debutta nel tennis che conta e gioca i primi tornei internazionali giocando moltissimi challenger (vincendone ben 11, record italiano), nonostante sia inspeigabilmente ignorato dalla Fit va avanti con le sue gambe e grazie al talento, dimostrando che il lavoro e la passione pagano sempre.
Nel 1987 vince il suo primo challenger l’Irish Open, e nel 1991 arriva anche la vittoria in un torneo ATP a Birsbane e a fine anno chiude al numero 75 della classifica mondiale, il salto è notevole visto che ad inizio d’anno occupava la 200esima posizione.
Il suo best rank arriva nel 2001 quando raggiunge il numero 36 del mondo.
Pozzi inoltre è il tennista italiano che ha giocato più tornei del grande slam, partendo dal tabellone principale, nell’era open.
Altri risultati da menzionare sono gli ottavi di finale agli US Open nel 1994, la semifinale al Queen’s nel 2000 e le ottime prestazioni fornite sui verdi campi del torneo dei tornei: Wimbledon (anche qui miglior risultato gli ottavi di finale).
A dispetto della tradizione italiana, infatti, Gianluca prediligeva le superfici veloci, esprimeva un gioco d’altri tempi, d’attacco, esibendo colpi di fioretto e mostrando tutta la sua grande tecnica con quel braccio sinistro baciato dal talento.
Si toglie altre soddisfazioni giocando diversi match di coppa Davis, la semifinale e la finale nel 1998, le olimpiadi di Sydney nel 2000 come unico singolarista italiano a rappresentare i nostri colori.
Gianluca si ritira nel 2003 all’età di 38 anni e inizia a coronare il suo sogno: insegnare il tennis ai più giovani.

Ognuno si avvicina allo sport in maniera diversa e personale, tu come ti sei avvicinato a questo splendido sport, è stato un colpo di fulmine?A distanza di tempo lo ami ancora visto che hai continuato a rimanere nell’ambito e hai deciso di dedicare il tuo tempo alla formazione di nuovi talenti, cosa ti affascina del tennis?


Ho iniziato a giocare da piccolo assieme ai miei fratelli, un po’ come fanno tutti i bambini per provare e soprattutto perché da sempre sono un amante dello sport in genere, poi ho visto che mi riusciva bene, insomma che ero portato ed il resto è venuto un po’ da se in maniera naturale, la passione più il lavoro mi hanno portato ad ottenere i risultati.
Come già detto amo lo sport e ho sempre amato il mio lavoro, sono voluto rimanere nell’ambiente anche perché non ho mai smesso di giocare, ovvio non posso più fare gli slam, ma ho giocato ancora in serie A, tra l’altro l’ho vinta nel 2005 (senza nessuna sconfitta), e gioco anche con i miei ragazzi.
Ho la fortuna di essere fisicamente integro quindi appena posso gioco e mi piace veder crescere i ragazzi che si allenano nella mia scuola.

Anche se siamo dei giocatori amatoriali, ci siamo resi conto dell’importanza dell’approccio mentale nel tennis, ma soprattutto abbiamo sempre visto questo gioco come una metafora di vita: nei momenti che contano sei solo tu l’artefice del tuo destino, proprio come quando sul campo devi salvare o giocare un match point, cosa ti senti di dire in proposito?

L’approccio mentale è fondamentale a qualsiasi livello, soprattutto sei vuoi fare il salto di qualità è indispensabile.
Se crolli dopo un break oppure dopo un set perso sei finito, devi saper reagire e trovare le risorse in te, anche perché puoi avere il coach fuori che ti da consigli ma quando entri in campo sei tu che colpisci la palla e nessuno ti può aiutare.
Inoltre tieni presente che devi tener la concentrazione per diverse ore e se non sei allenato anche a livello mentale è veramente dura poter vincere.

Da sempre si dice che il tennis sia uno sport elitario e all’apparenza sembra esserci anche molto fair play, è effettivamente così?
Nel circuito c’è sportività o è una facciata?


Il problema dell’elite si verifica non tanto all’inizio, poiché comprata la racchetta e un paio di pantaloncini e maglietta un corso anche collettivo non ha costi disumani, il problema è quando vuoi fare il salto di qualità e diventare pro, li si che si ha bisogno di soldi e soprattutto sarebbe bene avere una persona che ti segue e senza un aiuto da parte della federazione non è facile.
Ci sono dei fondi per aiutare i giovani, ma ovviamente vengo investiti su atleti già forti a discapito di quelli medi che magari potrebbero migliorare ma non potendo aiutare tutti si cerca di favorire quelli già in stato avanzato.
Sarebbe anche utile avere un qualcuno che ti segue, poiché entrare nel mondo dei top non è facile soprattutto è dura all’inizio capire come muoversi e come funziona il mondo ATP, quali tornei fare quali evitare come gestirsi al meglio e così via.
Sul fatto del Fair Play è così come si vede, in campo e fuori c’è molto rispetto, aiutato anche dalle regole ferree che impone il circuito ad esempio le salatissime multe che si prendono se si butta a terra la racchetta o se si insulta l’avversario.
Comunque anche al di fuori del campo c’è un ottimo clima, si è tra coetanei e ci si diverte a stare assieme.

Nella tua carriera hai girato il mondo in lungo e in largo, hai giocato con i più grandi al mondo e hai giocato tutti gli slam raccontaci qualcosa di questa tua fantastica esperienza o qualche aneddoto?


Ho avuto la fortuna di giocare e di vedere tanti posti nella mia carriera, ma se dovessi scegliere ti dico i tornei dello slam, sono una cosa a parte, tantissima gente, tanta attenzione da parte dei media, stadi pieni, insomma un’atmosfera elettrizzante, indescrivibile, le emozioni delle slam sono difficilmente descrivibili, il top per un tennista.
Così come le sensazioni che provi quando sei a Wimbledon, veramente uniche e particolari, lì respiri proprio la tradizione senti che la storia è sempre presente anche sui campi laterali, calcare quell’erba è un previlegio.
Anche le olimpiadi sono state una bella esperienza soprattutto il villaggio olimpico e la possibilità di vedere da vicino gli altri eventi olimpici, un’esperienza che rifarei volentieri.

Quali giocatori tra quelli affrontati ti ha impressionato maggiormente?
Visto che hai incontrato e battuto anche un giovane Federer cosa ci puoi dire a riguardo?


I più forti che ho incontrato sicuramente Agassi e Sampras, impressionanti così diversi sia in campo che fuori ma uniti da un talento fuori dal comune.
Agassi era molto più estroverso, sempre al centro dell’attenzione ma sempre molto disponibile, Sampras da sempre molto più chiuso e riservato, ma entrambi dei fenomeni.
Uno dei giocatori più simpatici oltre il grande talento posso sicuramente dire Safin, veramente uno di compagnia; davvero simpatico.
Di Federer che dire: si parlava già un gran bene di questo ragazzo e gia quando ci ho giocato contro si vedeva che era veramente forte nonostante fosse agli inizi, un talento vero, poi con quello che ha fatto nella sua carriera lo ha dimostrato.

Spesso si dice che il tennis stia cambiando e che il fisico stia prendendo il sopravvento sulla tecnica, cosa ne pensi?


Si, forse si sta dando troppa importanza alla potenza e alla fisicità a discapito della tecnica, forse anche a causa o per colpa degli attrezzi che permettono di far viaggiare le palline a velocità impensabili solamente 20 anni fa.
Inoltre si vedono pochi giocatori in grado di costruirsi il colpo e di variare il gioco, prendiamo ad esempio Santoro, nonostante l’età mette sempre in difficoltà i suoi avversari perché è uno dei pochi a sapere variare gioco velocità ed effetti.
Federer mi piace molto per la sua varietà di colpi, così come lo stesso Nadal che nonostante molti dicono che sia un giocatore monocorde è invece capace di cambiare il gioco sopratutto nell’ultimo periodo dove cambia molto più il ritmo grazie al rovescio in back.
Per il resto troppa banalità e troppa forza.

Ora veniamo al tuo attuale progetto, parlaci della tua scuola.

La scuola si chiama T70 tennis academy e siamo al Garden Tennis Club di Novate Milanese da ormai 4 anni.
Il progetto nasce dalla voglia di colmare quel vuoto strutturale che affligge l’Italia e i giovani atleti che vogliono crescere in questo sport. Vogliamo fornire la possibilità ai giovani di allenarsi in maniera professionale per poter fare il salto di qualità ed essere seguiti anche dopo i primi passi quando le cose si fanno un po’ più complicate.
Grazie all’ospitalità del garden abbiamo dato finalmente vita ad uno spazio dove poter far crescere questi giovani che spesso si arenano nei circoli oppure non trovano le strutture adatte al loro sviluppo.
Inoltre crediamo nel lavoro di gruppo per stimolare la competitività e la voglia di migliorarsi e confrontarsi, in quanto la voglia di allenarsi e di puntare a migliorarsi si l’unica via per crescere come atleti e come persone.
http://www.t70tennisacademy.com/T70tennis.nsf/home.htm

Secondo noi puoi essere un esempio a non mollare e a credere sempre ai propri sogni.
Sei arrivato al top della tua carriera quando in genere tutti pensano già al ritiro, lo stesso Agassi ha detto di te che eri come il buon vino e cioè che più invecchiavi, più miglioravi…dacci un consiglio in merito.

Guarda il bello del tennis è che lo puoi giocare a qualsiasi livello ed è uno sport che si può giocare fino ad età avanzata (o meglio finchè il fisico regge) e ci si può porre sempre degli obbiettivi per migliorare il proprio gioco o il proprio livello, quindi credo che anche questo aiuti a creare in ogni momento della vita lo stimolo giusto ad allenarsi bene per progredire, soprattutto se ad animarci abbiamo una forte passione.


Ringraziamo Gianluca per la sua disponibilità e la voglia di condividere con noi e i nostri lettori i suoi pensieri e i suoi consigli.
Ci auguriamo inoltre che grazie al suo progetto possa regalarci in un futuro un campione in grado di emozionarci come faceva lui quando impugnava la racchetta in mano.


New Balls Please


(Bruno & Simone)


Nessun commento:

Posta un commento